

Napoli, 22 maggio 2025.
In Campania si è di recente formata un’avanzata giurisprudenza penale sulla tutela dell’ambiente marino, costituita da alcune esemplari condanne emanate negli ultimi anni dai Tribunali di Napoli e Torre Annunziata per la pesca illegale di datteri di mare su alcuni tratti della costa campana. Ai “datterari” napoletani e stabiesi è stato tra l’altro imputato il delitto di disastro ambientale, introdotto dalla legge del 2015 sugli “eco-reati” di cui si è potuta constatare la concreta utilità anche in queste fattispecie.
L’attuazione della Direttiva “Habitat” ha determinato sul piano sanzionatorio anche l’introduzione dell’art. 727-bis del Codice penale, che punisce l’uccisione, la distruzione, la cattura, il prelievo e la detenzione di esemplari di specie animali o vegetali selvatiche protette. Quanto, in particolare, agli ambienti tutelati dalla stessa, l’art. 733-bis del Codice penale sanziona la distruzione o il deterioramento di habitat all’interno di un sito protetto interdicendo tutte le attività di cattura “con strappo” del dattero di mare, cui in Campania sono risultati dediti per lungo tempo gruppi criminali organizzati di Napoli e dell’area stabiese.